Parlar di Poesia in tempi moderni: Francesco Bennardo

a cura di Loredana Scursatone

 

Non è semplice parlare di poesia in tempi nei quali l’intera sfera dell’intelletto è quotidianamente bistrattata; parlare di poesia è un’impresa che va a toccare corde che spesso sono impopolari, che mettono in discussione la visione maschia che si ha dei rapporti tra uomini e donne, tra giovani e vecchi, tra lontani e vicini, tra essere e apparire.

L’universo di promesse dell’era dei consumi, ha fatto sembrare superflua la poesia, dandoci l’illusione che possedere beni fosse più importante che possedere emozioni e fragilità.

Un passato che ci ha regalato i giganti della poesia, era un passato che forniva un riconoscimento sociale molto diverso da quello che può fornire una struttura sociale materialistica come quella contemporanea; tuttavia scrivere di poesia è quasi un istinto primordiale, che ci guida nei momenti critici attraverso il canale dell’espressività.

Non annovereremo, almeno non in un futuro prossimo, altri grandi maestri della poesia, ma sarà altrettanto interessante andare a cercare chi scrive di poesia contemporaneamente ad altre forme espressive e culturali.

Recentemente mi sono imbattuta in un giovane poeta contemporaneo che mi ha colpita; perché capace di fondere la ricerca di nuove forme con la passione per la bellezza in senso classico. Ma soprattutto perché ha saputo comprendere il vero significato della poesia, quello che accompagna la comunicazione e la traslazione di sentimenti forti e che ha sede nell’affinamento delle capacità linguistico espressive.

Non a caso Francesco Bennardo, poeta, storico e saggista, ha intitolato  la sua prima pubblicazione “Invettive apotropaiche”, concedendo al pubblico un valido esercizio di stile giocando con la lingua italiana così come sarebbe giusto che ognuno facesse per affinare le proprie capacità espressive.

Nella raccolta “Colpi di grazia”, Bennardo scrive con garbo di argomenti come l’amore e la lontananza dalla propria terra d’origine, lo stupore nei confronti degli eventi e la difficoltà nell’affrontare il mondo dotati di una sensibilità fuori dal comune.

Il modo discreto e mai sopra le righe di passare espressioni dall’alto contenuto emotivo, fanno di Bennardo un poeta che andrebbe letto almeno una volta, per riscoprire il piacere di legger qualcosa che abbiamo parzialmente dimenticato, che fa parte di ricordi scolastici sommersi ma impressi nella memoria, di cose belle, di poesia.

– – –

BIOGRAFIA

Francesco Bennardo, nato ad Agrigento l’8 aprile 1987, è laureato in Studi Storici e Geografici all’Università di Palermo e in Lettere Moderne all’Università di Reggio Calabria. Appassionato di Storia e Poesia, inizia a scrivere all’età di 16 anni. Attualmente vive ad Alba (CN), dove lavora come insegnante di Storia, Filosofia e Sostegno presso i Licei e in cui si impegna come divulgatore culturale, organizzatore d’eventi e presentatore di incontri a tema letterario.

16

* Invettive apotropaiche, poesie (Temperino Rosso, 2015);

* Storia della massoneria siciliana nel XIX secolo, saggio storico (Antipodes, 2016);

* Colpi di grazia, poesie (Aletti, 2017);

* Il diavolo e l’artista: le passione artistiche dei giovani Mussolini, Stalin, Hitler, saggio storico (Tralerighe, 2019);

* 1848: la svolta reazionaria del Regno delle due Sicilie, saggio storico (GEDI, 2020).

Lascia un commento