“L’animale che mi porto dentro”, una recensione.

di Silvana Giuliano

Che cosa significa essere ‘maschio’ nella civiltà odierna? Non intendo l’essere antagonista della donna, ma maschio in quanto portatore sano del valore ‘virilità’. Come vive la propria maturità un uomo relazionandosi a se stesso e ai suoi simili? Considerando che la nostra educazione risente delle riminiescenze più ancestrali (‘Io sono uomo, io decido, io comando, io guadagno’) e che la donna di oggi spesso arriva a guadagnare di più, è statisticamente meno corruttibile, raggiunge vertici aziendali, la vita del ‘maschio’ non deve essere proprio delle più facili.

Tra fragilità e luoghi comuni, debolezze e frustrazioni, Piccolo ci conduce lungo la strada del suo essere maschio e del percorso che lo ha portato a ciò che oggi è: un professionista, un debole che piange su una panchina quando viene lasciato, un padre che mastica fantasie erotiche sulle madri degli amici di suo figlio, un marito invisibile agli occhi della moglie, e prima un ragazzo ribelle che fatica a trovare la strada giusta. Ma esiste una strada giusta?

Gli uomini si appoggiano alle donne dall’alba dei tempi, ma pare non possano eticamente riconoscerne il merito.

‘È vero, tu cucini, lavi, stiri, curi la casa, cresci i figli, magari lavori pure, però io sono il maschio che porta avanti la famiglia’. Questi luoghi comuni affollano tutt’oggi le nostre dinamiche sociali, e non necessariamente quelle maschili. Ma se la donna è riuscita a crescere, a ritagliarsi sgomitando uno spazio di maggior rispetto paragonato a quello che fu delle nostre nonne, l’uomo è riuscito a evolversi in ugual misura?

A tutti questi interrogativi Francesco Piccolo dà la sua personalissima risposta, scevra da pregiudizi, mettendo sul tavolo le sue debolezze e mai nascondendosi, dipingendosi come colui che vorrebbe allontanarsi dall’esempio paterno, ma di cui poi trova tracce nel suo comportamento, confessando di desiderare le donne non per istinto, ma per conformazione al branco, quello che lo ha plasmato, quello di cui continua a sentire le voci, quello che non vuole deludere, quello che lo ha schiacciato per tutta la vita.

Oltre a essere avvincente, linguisticamente accattivante e ironico in maniera intelligente, questo libro va letto in quanto rispecchia fedelmente l’immagine di una società che, pur progredendo da un punto di vista tecnico ed economico, resta lenta perché ancorata a valori insensati che la rendono la parodia di ciò che potrebbe essere.

E la domanda che ci resta nella testa è: il vero conflitto è quello UOMO/ DONNA oppure UOMO REALE/ UOMO DEL BRANCO?

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