Nebulae.
Una rubrica di Andrea Sciullo
Stasera mi è preso un cupo fervore. Sto qua davanti a questo computer e m’immagino l’immenso.
M’incupisce ogni dettaglio. M’adduce ai negativi animi ogni più futile supposizione. La notte, il buio, la lampada dell’abat-jour. È tutto così caduco. Tutto così sfuggente. Hai presente quando ti prende quella
sensazione fatalista che riempie di tristezza e solitudine tutto quel che ti circonda? Forse ce l’hai presente..
Io mi sento proprio così, ora. Un alone di melancolia colora e perimetra gli interni d’ogni oggetto, d’ogni ammennicolo. Basta l’amore a sfuggire da questi solitari stati d’animo? Basta l’amore o è questa inavvertitamente improvvisa sconsolazione imperitura la “sorte dell’umane genti”?
O Silvia! O Silvia! Mi sento così solo! Così incontrovertibilmente sconosciuto a me stesso..
Pare che non ci sia lido felice agli orizzonti di queste rotte cui ci hanno collegato. Pare che questo orizzonte non abbia bocci di felici aurore per fiori come me e te. Non sono tenere le tenebre del mio cuore. Peste,
cupe, buie, sole, erme, fugaci, sempiterne. Ma non tenere..
Sono sempreverdi come la pece del cielo notturno. Sono sempre lì, ad attendermi. E non mi aspettano con mazzi di rose fra le braccia. Silvia, è in questi momenti che mi sento l’unica pecora nera d’un gregge sparpagliato e impaurito. So che non dovrei e che, anche se fosse, io certamente non sarei l’unica. Ma non posso prescindermi dal sentirmici. Mi sento così triste, sai? Così incompreso ai più.. Che quasi vorrei essere uno di loro. Uno dei tanti. Uno di quelli che non si preoccupano. Uno di quelli che non si fanno di questi problemi. Uno di quelli che vivono.. E vivono come vorrei fare io, e come mai mi riuscirà.
Perché, cara ninfea di stelle? Perché mi è tanto difficile spegnere queste diaboliche emozioni? Perché devo essere asservito ad uno struggermi di sconosciuta natura?
Rallentiamo, rallentiamo. Più semplicemente: perché, o Silvia, questa serata deve essere così fraudolentemente sconquassata da questi folgoranti pensieri?
-O me, o me.. Chi hai ferito per essere come sei? Per destinarti a ciò che senti di essere? Cosa hai fatto?
-Cosa ho fatto, Sognatrice? Cosa ho fatto per sentirmi abitualmente troppo pensieroso? Cosa per sentirmi finanche troppo-me? Non riesco a prendermi a piccole dosi.. Sono così esasperante che è normale che non
riesca a legarmi a niente. È normale che mi leghi soltanto a questa mia anima così corrosiva. A questo animo fragile e compromesso da se stesso.
Silvia! Dolce sciabordio d’aromi di sogni! Mi sai spiegare perché stasera m’è presa così? Sai perché sembra non importi a nessuno? Sai perché ogni volta debbo sfiancarmi per non dare a vedere quanto sotto agli
occhi mi arda un pianto inestinguibile?
Lo sapevi, piccola goccia d’eternità, che dietro lo sguardo castano di questi occhi incolori e smorti, c’è un temporale sempreverde che infesta i meandri di un’anima sola e senza amore? Lo sapevi?
Io non riesco ad amare come vorrei.. Non riesco a voler bene e dimostrarlo come l’altro necessita. Mi sento un errore. Mi sento costantemente sbagliato. Non ne faccio una giusta.. O Silvia!
Mi sai dire se anch’io appartengo all’insieme delle ragioni per cui questo mondo non riesce a migliorarsi?
Me lo sai dire? Perché io inizio a pensare che sia proprio così. Non mi sorprenderebbe se fosse così veramente. Io mi ci sento. Mi sento d’essere talmente brutto che ciò che ho dentro potrebbe essere anche peggio dell’insieme di quelle ragioni.. Magari è ancora peggio! Magari la verità è che non sono che un ragazzo inetto, insignificante e banale. Un involucro che contiene solo incapacità e miriadi di ‘insufficientemente’ da attaccare come post-it ad ogni sogno da me desiderato. Magari sono solo
l’ennesimo fallimento del cosmo.. Un fallimento.. Niente di più.
Scusa per queste confessioni. Scusa.. è solo che nessuno si fa sentire. Ognuno fa la propria vita, disarma come può la noia di questa quarantena. Ma un messaggio di preoccupazione o di semplice interesse non
arriva mai. È frustrante l’idea che tu sia sempre il primo a pensare di “esserci” anche se sai di disturbare e che la stessa premura per te non venga mai palesata da nessuno. Come posso non sentirmi sbagliato, poi?
Vorrei solo che qualcuno si accorgesse di Me. Non della mia altezza, non del mio aspetto. Non dei miei capelli, non del mio carattere. Vorrei solo che.. che si accorgessero di me. Io non sono che un ragazzo che vorrebbe non sentirsi fuori luogo.
Vorrei solo sentirmi al sicuro. Vorrei solo non pensare ad altro che al momento in cui sono. Vorrei solo, vorrei solo.. So che mi capisci, piccola Silvia, non aggiungerò altro.
Allora per l’ennesima volta ‘buonanotte’, e possa essere per te una nottata d’incantate aurore di sogni.