Un segno [ScritturAEsordiente]

“ScritturAEsordiente: confessioni di un aspirante scrittore”
Una Rubrica di Cesare Diligenti

affermato sognatore: diventerò scrittore o morirò provandoci.

Puntata 5. Un segno

Un segno, solo questo anelavo!
Discostandomi dal percorso che pareva chiaro, e abbandonate le certezze che in passato mi avevano guidato, rivolgevo il mio sguardo in cerca un segno che mi indicasse quale fosse la giusta direzione; decidendo il lasciare il lavoro e tutto ciò che pareva già definito nella mia vita, anche se speravo, dentro di me, di aver fatto bene, fui travolto da mille timori: la peggiore compagnia di viaggio che uno possa desiderare.

Tuttavia non volevo ascoltare le voci che mi sussurravano di fermarmi.

Come spesso accade, realizzare i propri desideri è un compito ancor più arduo di quanto possa essere comprenderli realmente. E sebbene mi fossi addentrato negli antri più segreti della mia anima alla ricerca di quelle che fossero le mie vere ambizioni, non ero certo che averle trovate fosse sufficiente per realizzarle.

Scrivere mi faceva stare bene come non lo ero mai stato in precedenza nella mia vita (e per fortuna continua ancora ad essere così) ma non era soddisfacente: avevo bisogno di conferme. Malgrado non sapessi dove trovarle. Poi, un giorno, ricevetti un segno. Piccolo, per carità, anche se per me rappresentava la risposta: la grande conferma che cercavo.

Avevo appena scritto un breve racconto. Qualcosa nato dal cuore e senza una particolare esigenza se non accogliere una disperata necessità di comunicare quanto provavo. E lo inviai a un concorso: il primo a cui partecipavo.

Il primo concorso, con il mio primo racconto.

L’ansia era alta. Mi chiedevo cosa sarebbe cambiato, per me, se non avessi vinto. Avrebbe voluto dire che dovevo abbandonare ciò che veramente ritenevo importante? O che, in ogni caso, avrei dovuto continuare a lottare per realizzare il mio sogno?

VINSI.

Poche settimane dopo scrissi un altro racconto. Mi ricordo come fosse ieri quel giorno perché da solo, in casa, avevo appena sentito della tragedia che aveva colpito Genova. E il mio spirito fu straziato dal dolore a tal punto da voler scrivere qualcosa. Così condivisi questo mio scritto. Qualche giorno più tardi, una persona a cui voglio un bene dell’anima (ma che non ha mai dimostrato di credere in questa mia “vocazione”) mi segnalò un concorso indetto da Luca Bizzarri suggerendomi di partecipare. E io, ovviamente, inviai il mio racconto.

Poi, non seppi più nulla. Per molto tempo.

Con il primo racconto avevo vinto il concorso a cui avevo partecipato, ma questo non significava nulla. Forse era stata solo fortuna, mi dissi.

Finché, non arrivarono i risultati E scoprii che sarei stato inserito in un’antologia dedicata al ponte crollato e fui lieti. Anche se, quel giorno, ciò che compresi fu che quanto stessi cercando non lo avrei mai trovato altrove.

Non importava quanto sarebbe stato tortuoso il cammino che avevo scelto di intraprendere, e che non importava nemmeno quanto sarebbe stato arduo percorrerlo, perché sarei diventato uno scrittore o sarei morto provandoci.

Il segno era arrivato. Le mie preghiere accolte.

Ma era più vicino di quanto credessi: era dentro di me.

È dentro di me.

È parte di me.

È la mia anima…

Tutto il resto non conta.

Lascia un commento