“Fore Morra”, Fanucci. Una recensione

di Silvana Giuliano

 

Ho iniziato a leggere questo libro nel bel mezzo di in un progetto personale impegnativo e avevo poco tempo da dedicarci. Speravo di trovare una lettura leggera che richiedesse poche energie. Ma ‘Fore Morra’ aveva altri piani. Mi è entrato nella mente e ha catturato i miei pensieri impossessandosene con prepotenza. La storia è quella di due killer che, nel sottobosco della provincia di Caserta, si muovono tra faide di camorra e omicidi commissionati.

Senza rendercene conto, veniamo condotti nel mondo sbagliato dei due protagonisti, un mondo troppo vicino al nostro per non sentircene parte, ce ne troviamo immersi e il nostro metro di giudizio non sarà più quello di prima. Ci troviamo a empatizzare con soggetti che convenzionalmente dovremmo odiare, ma Diego di Dio prende i nostri preconcetti per la testa e li costringe a guardare in una nuova direzione. Ci muoviamo negli incavi del dolore dei protagonisti acquisendo nuove consapevolezze.

È una storia che non concede neanche un momento alla distrazione, con colpi di scena e flashback che mantengono un ritmo vivace durante tutto il libro.

Consiglio questa lettura sia agli amanti di quest’arte, sia a chi, come me, aspira a scrivere in maniera professionale, in quanto la tecnica utilizzata risulta impeccabile e il linguaggio è scorrevole conferendo il pregio di renderla accessibile ai più.

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