“ScritturAEsordiente: confessioni di un aspirante scrittore”
Una Rubrica di Cesare Diligenti
affermato sognatore: diventerò scrittore o morirò provandoci.
Puntata 3. Lotterò, fino alla morte.
A 19 anni scrivevo: Il tempo scorre inesorabile e su di noi cala la magra consolazione della morte. E allora, come ora, lottavo tutti i giorni con chi non capiva il mio stato d’animo: eternamente in lotta, con tutto e tutti. Ma le cose, negli anni, non sono migliorate. Anzi. Sempre più spesso, adesso, devo combattere anche con i miei demoni interiori: paura, pigrizia e omologazione.
In molti tentano di scoraggiarmi e non sempre ho la forza per contrastarli: «In Italia sono pochissimi gli autori che vivono solo di scrittura» mi sento ripetere.
E i timori mi assalgono.
I dubbi mi tormentano.
«Se avessero ragione?» mi chiedo
«Se non avessi talento?»
E il terrore di confermare ciò che dichiara chi prova a scoraggiarmi prende il sopravvento.
«Forse sono solo un pazzo! In fin dei conti, ho sempre creduto di essere un tassello fuori posto; un elemento che non trova la propria collocazione» mi dico.
Penso.
Ma per fortuna, quando lo sconforto mi avvolge come un abbraccio consolatore – perché, diciamocela tutta, nella sofferenza c’è anche serenità, bellezza. E, a volte, beatitudine – o quando non basta l’affetto dei cari a sorreggermi, trovo coraggio nelle parole di grandi autori.
E nelle loro biografie.
Poiché chi sostiene che vivere dalla propria arte sia impossibile, si sbaglia!
Una ragazza che non conosco, un po’ di tempo fa, mi ha contattato su Facebook, dopo aver letto un mio piccolo scritto, dicendomi che non credeva potesse esserci qualcuno in grado di esprimere ciò che provava e sentiva in modo così esaustivo; con le parole migliori possibili.
E allora ho capito.
Ogni giorno mi alzo consapevole che la mestizia con cui convivo, e che prova a dominarmi, posso sconfiggerla solo scrivendo. Perché nella scrittura trovo la felicità di cui ho bisogno; l’unica arma con cui sono capace di difendermi; e l’unico strumento con cui posso comunicare quanto voglio dire: un rifugio in cui l’acredine del mondo nei miei confronti, di un tizio che prova a infrangere lo status quo lottando per i propri sogni, non riesce ad entrare. E se la pigrizia di rimandare a domani ciò che posso fare oggi prova a sottrarmi al mio destino, la determinazione che mi contraddistingue non le permetterà mai di vincere.
Come non concederà spazio a chi prova ad abbattermi, con le sue frustrazioni.
Poiché l’unica cosa che potrà mai fermarmi nel credere che diventerò uno scrittore è la morte…