“Maus” di Spiegelman [Graphic!]

Graphic! è la nostra Rubrica sul mondo di fumetti e graphic novel.
A cura di Domenico Amato

Quanto ci è stato già raccontato sulla pagina più nera della storia contemporanea? Libri, film e poesie che sembrano averci trasmesso tutto l’orrore dell’olocausto, ma a queste opere va aggiunta, assolutamente, Maus. Il lavoro di due vite: quella di Art Spiegelman: fumettista statunitense, nato a Stoccolma, alle prese con la sua conversione a fumettista “serio”, che racconta quella di suo padre: Vladek, un ebreo polacco sopravvissuto alla Shoah. L’autore si affida a disegni crudi e dai tratti ruvidi.  Rappresenta gli ebrei con dei magri topolini spauriti e i nazisti con gatti crudeli.

Una metafora grafica che non aiuta a digerire le atrocità commesse in quel periodo, perché questi animali antropomorfi sanno essere ben più espressivi dei volti che siamo abituati a vedere. L’italiano stentato dei dialoghi del padre, inoltre, ci ricorda quello parlato da una persona dell’est Europa e rende il racconto ancor più realistico come se Vladek ci stesse parlando a quattr’occhi. Riusciamo a percepire le invisibili cicatrici di traumi e fobie lasciategli dal suo passato oltre che a quelle ben più visibili sul suo corpo. Non si può non parlare del turbinio di emozioni e sensazioni che ci porta questa lettura: paura, ansia, disperazione e commozione, ma anche speranza e voglia di imporsi nel fare in modo che qualcosa del genere non si ripeta mai più. Una graphic novel imprescindibile che può insegnarci tanto. Vanta lodi da parte di grandissimi scrittori come Umberto Eco e deve entrare a far parte nella nostra esperienza letteraria. 

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