di Simona Marocco
«Bonjour, Simone». «Bonjour, Vincent».
«Sei venuta anche tu qui, un posto speciale per l’ispirazione. Voglio studiare il colore del grano dall’alba al tramonto. È stato esaltante vedere sparire le stelle, sono eccitato da questa ricerca. Ho un sacco di idee per nuovi quadri. Stamattina ho già riempito tre tele ma non sono del tutto soddisfatto. Devo trovare la giusta mescolanza di colori per mettere giù
esattamente quello che ho in testa, ciò che abbiamo davanti in questo momento».
«Vins, stamattina sei un fiume in piena» gli fece notare Simone. «Fino a ieri mattina ero molto depresso, mi sentivo in un vuoto di cose ed emozioni, c’era solo la paura. Mi sono ripreso nel pomeriggio: dapprima un’apatia sonnolenta e poi la fase successiva: in estasi per tutto, inquieto da non poter star fermo. Ieri sera non ho cenato, dovevo lavorare e comunque non sento l’appetito Adesso penso che farò una corsa in questo campo giallo oro perché ne sono innamorato. Voglio diventare io stesso campo di grano e così poter mettere completo realismo nelle mie opere».Lo disse ridendo e saltando, ruotando su se stesso a braccia aperte.
Il sole ormai alto attraversava capelli e barba arancioni dando a quell’uomo solitamente cupo e malinconico sembianze dorate.
Erano immersi nel grano fino alle ginocchia e intorno non si vedeva altro per due o tre chilometri.
Ogni tanto passava qualche uccello; si sentiva insistente il verso delle cicale.